
06 Ott QUANTO MI COSTI CARO FIGLIO?
I figli so’ piezz ‘e core, diceva l’omonimo film nei primi Anni Ottanta.
Un figlio è un’esperienza impareggiabile ed emozionante, ma al tempo stesso impegnativa. Anche dal punto di vista economico.
Questo tema è da sempre oggetto di numerose indagini che tentano di quantificare l’assorbimento di risorse richiesto ad una famiglia per far crescere ed inserire in società i propri eredi. Tra queste, in particolare, merita menzione il lavoro dell’O.N.F. (Osservatorio Nazionale Federconsumatori) che pubblica periodicamente un rapporto dedicato, l’ultimo dei quali è datato 2021 e fotografa la situazione anche alla luce dei cambiamenti che la pandemia ha portato con sé.
Vediamo allora qualche dato al riguardo, per soffermarci poi su alcune considerazioni operative.
QUANTO COSTA CRESCERE UN FIGLIO DA 0 A 18 ANNI
La ricerca dell’O.N.F. prende come benchmark una famiglia di due genitori con almeno un figlio a carico e ne stima il costo di crescita dalla nascita al compimento della maggiore età. Nel calcolo, si considera un reddito netto di 34.000 euro/anno, un contesto abitativo metropolitano e il pagamento di un mutuo o di un affitto per un’abitazione di circa 100 mq.
Alla luce di queste premesse, la ricerca individua in 695,78 euro la spesa media mensile, pari dunque a 8.578 euro su base annua.
Un figlio tra i 0 e i 18 anni costa, in media, 155.642,71 euro.
QUANTO COSTA MANDARE UN FIGLIO ALL’UNIVERSITÀ
C’è poi il capitolo accademico, che comporta uscite finanziarie di due tipi.
La prima riguarda le tasse universitarie
Poi c’è una seconda uscita, decisamente più rilevante, di cui tenere conto. Non riguarda tutti gli studenti, ma soltanto quelli che si allontanano da casa per il loro percorso accademico: quanto costa studiare fuori sede?
In media, il costo di uno studente fuori sede sembra quantificabile in un importo che varia da poco meno di 10.000 e che arriva fino a 15.000 euro l’anno
COME PREPARARSI AL MEGLIO?
L’arrivo di un figlio rappresenta davvero una delle esperienze più magiche dell’esistenza umana. Associarlo pertanto ad una qualche forma di “stress” finanziario può apparire del tutto fuori luogo.
Tuttavia, ciò detto, perché non rendere più morbido l’atterraggio finanziario di questo processo, almeno laddove possibile?
Nessun genitore sa con esattezza se il proprio figlio avrà la voglia e la vocazione per sviluppare le proprie competenze, ma qualsiasi genitore sa bene in cuor suo quanto le disponibilità economiche possano facilitare l’ingresso in società: che si tratti degli studi universitari o di una somma di denaro per aprire un’attività, quei soldi serviranno.
A tal fine, le soluzioni possono essere due.
La prima: allocare un capitale di cui si dispone in anticipo e investirlo con una precisa data di scadenza e con un profilo di rischio/rendimento coerente con il tempo a disposizione.
La seconda: costruire quel capitale con pazienza e costanza.
Con un rendimento atteso del 5% annuo reale, 200 euro al mese per 10 anni restituiscono un montante di poco superiore ai 30.000 euro a scadenza. Se non sufficiente a coprire l’intero percorso di studi, di certo un valido aiuto.
Se lo stesso accantonamento fosse fatto per 15 anni, il montante finale supererebbe i 50.000 euro.
Probabilmente non è una decisione alla portata di tutti, ma è certamente alla portata di tanti.
E allora, una considerazione finale.
Molti sostengono che, anche potendo, non sia giusto far trovare tutto pronto ai figli. E in effetti, sullo spirito di adattamento che deve accompagnare ciascuna persona nel suo percorso di crescita, sulla necessità di sapersela cavare e di faticare per tagliare il traguardo dovremmo essere tutti d’accordo.
Allo stesso tempo, mettere un figlio nella condizione di inseguire e raggiungere un sogno non può che rappresentare una soddisfazione enorme e un obiettivo primario, per un genitore.
Buon weekend.
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